venerdì 21 ottobre 2016

Enrico Caruso - Leggenda di una voce

Enrico Caruso - Santa Lucia


Enrico Caruso - O Sole Mio


Enrico Caruso - Core 'ngrato.




Enrico Caruso - E lucevan le stelle 1904



Enrico Caruso - La Bohème: Che Gelida Manina (1906)


Enrico Caruso - Tosca Recondita armonia 1904


Enrico Caruso - Vesti la giubba - 1902, 1904, 1907



Enrico Caruso - Musica Proibita


Enrico Caruso - Torna a Surriento


Enrico Caruso - Tu ca nun chiagne


Enrico Caruso - Addio Mia Bella Napoli



Enrico Caruso Ave Maria


Enrico Caruso - A vucchella


Enrico Caruso - O Lola ch'ai di latti la cammisa - Dalla Cavalleria Rusticana


 Nessun dorma tributo al gran Enrico Caruso




BIOGRAFIA
Enrico Caruso nasce a Napoli il 25 febbraio del 1873. Il padre Marcello è un meccanico e la madre Anna Baldini una casalinga. Terminate le elementari, si impiega come meccanico in varie officine napoletane. Frequenta intanto l'oratorio di Giuseppe Bronzetti, dove canta come contraltino; grazie ai corsi serali continua la sua formazione scolastica. 
La sua voce promettente e le lezioni di musica, tutte a carattere dilettantistico, gli consentono di esordire sulle scene di Don Bronzetti nella parte della macchietta di un bidello nella farsa musicale "I briganti nel giardino di Don Raffaele" (di A. Campanelli e A. Fasanaro).
La bella voce e il timbro particolare, che diventeranno poi un suo tratto distintivo, gli consentono di impiegarsi come cantante e di esibirsi nelle case private, nei caffè e nelle rotonde balneari, con un repertorio di canzoni napoletane insieme ad altri cantanti come Ciccillo O'Tintore e Gerardo l'Olandese, meglio conosciuto come l'infermiere, professione che svolge realmente all'Ospedale Ascalesi.
E' l'Olandese che porta Enrico Caruso a cantare nel famoso Caffè Gambrinus e presso lo stabilimento balneare Risorgimento. Proprio qui viene notato dal baritono Eduardo Missiano che gli offre la possibilità, nel 1891, di seguire delle lezioni più regolari con il maestro di canto Guglielmo Vergine.
Enrico e il suo maestro stipulano un patto per cui il giovane ripagherà le lezioni di musica con i guadagni che otterrà in futuro con questo mestiere. Grazie alla possibilità di farsi sostituire dal fratello nell'adempimento degli obblighi militari, rimane nel reggimento di artiglieria di Rieti solo 45 giorni. In questo periodo canta in casa del barone Costa, un appassionato di musica, che indica ad Enrico Caruso l'opera che meglio si adatta al suo modo di cantare, "Cavalleria Rusticana" di Pietro Mascagni.
Il primo tentativo di debutto professionale non ha molto successo: Enrico viene protestato dal direttore dell'opera che avrebbe dovuto interpretare al teatro Mercadante di Napoli. Grazie a questo passaggio però entra nel mondo dei piccoli impresari napoletani e grazie in particolare ad uno di questi, il siciliano Zucchi, batte per due anni la provincia.
Debutta nel grande repertorio al teatro Cimarosa di Caserta nell'aprile del 1895. Inizia così la sua carriera musicale: viene confermato a Caserta e poi a Salerno, dove si fidanza anche con la figlia del direttore del teatro, ed affronta le sue prime trasferte all'estero. 
Il suo repertorio è molto vasto e spazia da Giacomo Puccini (Manon Lescaut) a Ruggero Leoncavallo (Pagliacci) da Ponchielli fino ai francesi Bizet (Carmen) e Gounod (Faust), comprendendo ovviamente Giuseppe Verdi (Traviata e Rigoletto) e Bellini.
La sua intraprendenza gli consente di venire in contatto con il maestro Giacomo Puccini, con il quale ripassa la parte di Rodolfo della "Bohème" ottenendo persino che l'aria la "Gelida manina" venga abbassata di mezzo tono. 
Durante le messe in scena Enrico Caruso si innamora della cantante Ada Giachetti Botti che interpreta Mimì. 
La loro relazione dura ben undici anni e ne nascono due figli; il primo, Rodolfo, nasce nel 1898, solo un anno dopo il loro incontro.
La svolta nella sua carriera avviene con il successo trionfale ne l'"Arlesiana" di Cilea. L'America latina e la Russia spalancano i propri teatri per accogliere il giovane tenore italiano che canta a Pietroburgo e Mosca, Bueons Aires e Montevideo, dove affronta per la prima volta la "Tosca" e "Manon Lescaut" nella versione di Massenet.
Il primo debutto alla Scala con la Tosca, non è un successo. Ci sono però delle attenuanti derivanti anche dal carattere non conciliante del maestro Arturo Toscanini. Ma Enrico è persona istintiva e sensibile, così l'insuccesso lo fa soffrire. Si prende la giusta rivincita con il grande successo nell'"Elisir d'amore".
Parte poi per la terza tournée a Buenos Aires proprio con il maestro Toscanini. Nel 1901 si ritrova ad affrontare il debutto nella sua Napoli, con l'ormai collaudato Elisir D'amore. Ma il pubblico, guidato da un gruppo di snob che Enrico non si è dato la pena di accattivarsi, gli rovina l'esecuzione; giura di non cantare mai più nella sua Napoli, promessa che manterrà fino alla fine dei suoi giorni suggellandola con l'esecuzione della canzone "Addio mia bella Napoli".
La sua carriera diventa ormai trionfale: Caruso conquista il pubblico anglosassone con la sua esecuzione de il "Rigoletto", incide dischi accompagnato al pianoforte da Ruggero Leoncavallo e debutta al Metropolitan di New York, dove canterà per ben 607 volte in diciassette stagioni.
La vita privata purtroppo non va altrettanto bene: nonostante la nascita del secondogenito Enrico nel 1904, la moglie non lo segue quasi più, preferendo vivere nella loro villa di Siena. Enrico intanto viene accusato di disorderly conduct da una donna probabilmente affetta da isteria o protagonista di un tentativo di ricatto. Esce indenne dal processo, ma si separa dalla moglie nel 1908. Entra intanto a far parte del suo entourage una non ben definita assistente spirituale.
L'estate successiva si opera a Milano di laringite nodulare, disturbo che probabilmente ha una natura nervosa. La crisi del tenore inizia nel 1911 quando diventa vittima, a causa della sua ricchezza, di una serie di tentativi di estorsione ad opera sia della ex-moglie nonché di altri loschi personaggi, dai quali finisce per proteggerlo la malavita americana.
Continua a cantare in giro per il mondo per cifre da capogiro, anche se nel periodo della guerra si esibisce volentieri per nobili cause. Il 20 agosto del 1918 sposa la giovane americana Dorothy Benjamin dalla quale ha una figlia, Gloria.
La sua crisi personale e artistica si acutizza: vuole ritirarsi ma continua con tournée e repliche nonostante un disagio sempre maggiore dovuto ad un empiema polmonare, che gli verrà diagnosticato solo più tardi. Viene operato nel dicembre del 1920; nel mese di giugno dell'anno successivo torna in Italia con la moglie, la figlia e il fedele segretario Bruno Zirato.
Enrico Caruso muore nella sua Napoli il 2 agosto del 1921, all'età di soli 48 anni.
(Da Biografie On Line)

mercoledì 12 ottobre 2016

Il lago dei cigni
di Peter Ilič Tchaikovsky





Il lago dei cigni è uno dei più famosi e acclamati balletti del XIX secolo, musicato da Pëter Ilič Tchaikovsky.
La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro Bolshoj di Mosca il 20 febbraio 1877 (calendario giuliano), con la coreografia di Julius Wenzel Reisinger.
Il libretto di Vladimir Petrovic Begičev, direttore dei teatri imperiali di Mosca insieme al ballerino Vasil Fedorovič Geltzer, è basato su un'antica fiaba tedesca, Der geraubte Schleier (Il velo rubato), seguendo il racconto di Jophann Karl August Musäus.
Primo dei tre balletti di Tchaikovsky, fu composto tra il 1875 e il 1876. Viene rappresentato in quattro atti e quattro scene (soprattutto fuori dalla Russia e nell'Europa Orientale) o in tre atti e quattro scene (in Russia e Europa occidentale). Sebbene esistano molte versioni diverse del balletto, la maggior parte delle compagnie di danza basa l'allestimento, sia dal punto di vista coreografico che musicale, sul revival di Marius Petipa e Lev Ivanov per il Balletto Imperiale, presentato la prima volta il 15 gennaio 1895 (data come sopra) al Teatro Imperiale Mariinskij a San Pietroburgo, Russia.
In occasione di questo revival, la musica di Tchaikovsky venne rivisitata dal maestro di cappella dei Teatri Imperiali, Riccardo Drigo.







Il Trovatore di Giuseppe Verdi
di quella pira...




Il Trovatore è la seconda opera della "trilogia popolare" di Giuseppe Verdi creato tra Rigoletto e La Traviata.
Il Trovatore è un dramma in quattro atti e otto quadri, ambientato in Spagna al principio del secolo XV, che racconta, con un bel canto espressivo, fiammeggianti passioni come l'amore, la gelosia, la vendetta, l'odio e la lussuria .
Manrico e il Conte di Luna, innamorati della stessa donna, nel dramma si fronteggiano fino alla morte come nemici, senza sapere che sono fratelli.
Appartenenti a due diverse classi sociali, essi condividono solo l'amore di Leonora il chè raddoppia l'esistente astio del conflitto sociale.
Il dramma in alcune parti potrebbe cadere nell'incredibile, ma la musica di Verdi e la poesia del libretto riscattano l'opera trasformandola nell'opera migliore del musicista.

Il libretto, in quattro parti e otto quadri, fu tratto dal dramma El Trovador di Antonio García Gutiérrez. Fu Verdi stesso ad avere l'idea di ricavare un'opera dal dramma di Gutiérrez, commissionando a Salvadore Cammarano la riduzione librettistica. Il poeta napoletano morì improvvisamente nel 1852, appena terminato il libretto, e Verdi, che desiderava alcune aggiunte e piccole modifiche, si trovò costretto a chiedere l'intervento di un collaboratore del compianto Cammarano, Leone Emanuele Bardare. Questi, che operò su precise direttive dell'operista, mutò il metro della canzone di Azucena e aggiunse il cantabile di Luna  e quello di Leonora.
Lo stesso Verdi, inoltre, intervenne personalmente sui versi finali dell'opera, abbreviandoli.
La prima rappresentazione fu un grande successo: come scrive Julian Budden, «Con nessun'altra delle sue opere, neppure con il Nabucco, Verdi toccò così rapidamente il cuore del suo pubblico».

(Da Wikipedia e Settemuse) 


 

domenica 9 ottobre 2016

Rinaldo di Georg Friedric Haendel
Lascia ch'io pianga




Lascia ch'io pianga è una celebre aria per soprano composta da Georg Friedric Handel.
La melodia dell'aria era stata usata inizialmente come danza asiatica nell'Almira (1705).
La musica è stata usata poi nell'aria Lascia la spina, cogli la rosa, affidata al Piacere nell'oratorio Il trionfo del tempo e del disinganno (1707).
Handel ha successivamente riutilizzato l'aria nel secondo atto del Rinaldo (1711), con un nuovo testo, affidandola ad Almirena (interpretata da Isabella Girardeau alla prima dell'opera). Il Rinaldo è stato un grande successo per Handel, per cui l'aria è comunemente associata a tale opera ed è principalmente nota nella forma che ha in quest'ultima.
L'aria nel Rinaldo è scritta in fa maggiore, con un metro di 3⁄2 e una indicazione d'andamento di Largo. 
La strumentazione prevede violini I e II, viola e basso continuo, e una esecuzione dura mediamente cinque minuti. L'aria si è affermata come pezzo da concerto, interpretata e incisa da molti grandi artisti, e compare in diversi film.




Aida di Giuseppe Verdi
Marcia Trionfale


Aida è un'opera in quattro atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Antonio Ghislanzoni, basata su un soggetto originale dell'archeologo francese Auguste Mariette.
Isma'il Pascià, Chedivè d'Egitto, commissionò un inno a Verdi per celebrare l'apertura del Canale di Suez (1868) nel 1870, offrendo un compenso di 80.000 franchi, ma Verdi rifiutò, dicendo che non scriveva musica d'occasione. Invece, quando venne l'invito (Mariette mandò uno schema di libretto su un soggetto egiziano a Camille du Locle, direttore dell'Opéra-Comique di Parigi che lo sottopose a Verdi, che trovò la storia valida) a comporre un'opera per l'inaugurazione del nuovo teatro de Il Cairo, Verdi accettò. Il 27 aprile 1870Mariette scriveva a du Locle: «Ciò che il Viceré vuole è un'opera egiziana esclusivamente storica. Le scene saranno basate su descrizioni storiche, i costumi saranno disegnati avendo i bassorilievi dell'alto Egitto come modello». La prima dell'opera fu ritardata a causa della guerra franco-prussiana, dato che i costumi e le scene erano a Parigi sotto assedio. Il teatro del Cairo s'inaugurò invece con Rigoletto nel 1869. Quando finalmente la prima ebbe luogo ottenne un enorme successo e ancora oggi continua ad essere una delle opere liriche più famose. Verdi raggiunse un effetto sensazionale con l'utilizzo, nella Marcia trionfale, di lunghe trombe, del tipo delle trombe egiziane o delle buccine romane («...com'erano le Trombe nei tempi antichi»), appositamente ricostruite per l'occasione, ma dotate di un unico pistoncino nascosto da un panno a forma di vessillo o gagliardetto.
La prima rappresentazione avvenne quindi al Teatro khediviale dell'Opera del Cairo il 24 dicembre 1871, diretta da Giovanni Bottesini. Per l'anteprima italiana sotto la sua diretta supervisione, Verdi scrisse una ouverture, che però alla fine non venne eseguita per un ripensamento, considerando il breve preludio più organico ed efficace.

(Da Wikipedia)


Madame Butterfly di Giacomo Puccini
Un bel di vedremo - Con onor muore





L'opera Madama Butterfly è un'opera in tre atti (in origine due) di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, definita nello spartito e nel libretto "tragedia giapponese" e dedicata alla regina d'Italia Elena di Montenegro.La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro alla Scala di Milano, il 17 febbraio 1904, della stagione di Carnevale e Quaresima.
Puccini scelse il soggetto della sua sesta opera dopo aver assistito al Duke of York's Theatre di Londra, nel luglio 1900, all'omonima tragedia (Madame Butterfly) in un atto di David Belasco, a sua volta tratta da un racconto dell'americano John Luther Long dal titolo Madam Butterfly, apparso nel 1898.Iniziata nel 1901, la composizione procedette con numerose interruzioni: l'orchestrazione venne avviata nel novembre del 1902 e portata a termine nel settembre dell'anno seguente e soltanto nel dicembre 1903 l'opera poté dirsi completa in ogni sua parte.
Per la realizzazione del dramma Puccini si documentò senza sosta e minuziosamente sui vari elementi orientali che ritenne necessario inserirvi. Lo aiutarono particolarmente una nota attrice giapponese, Sada Yacco, e la moglie dell'ambasciatore nipponico con la quale parlò in Italia facendosi descrivere usi e costumi dell'affascinante popolo orientale. I costumi al debutto alla Scala di Milano furono disegnati da Giuseppe Palanti.

(Da Wikipedia) 


 



Pietro Mascagni: Cavalleria rusticana - Intermezzo


Cavalleria Rusticana è un'opera in un unico atto di Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga.
Cavalleria rusticana fu la prima opera composta da Mascagni ed è certamente la più nota fra le sedici composte dal compositore livornese (oltre a Cavalleria rusticana, solo Iris e L'amico Fritz sono rimaste nel repertorio stabile dei principali enti lirici). Il suo successo fu enorme già dalla prima volta in cui venne rappresentata al Teatro Costanzi di Roma, il 17 maggio 1890, e tale è rimasto fino a oggi.
La storia che portò alla nascita di Cavalleria Rusticana è abbastanza curiosa: nel 1888 l'editore Sonzogno istituì un concorso aperto a tutti i giovani compositori italiani che non erano ancora riusciti a far rappresentare una loro opera. Mascagni, venuto a conoscenza di questo concorso a due mesi dalla chiusura delle iscrizioni, chiese al suo amico Giovanni Targioni-Tozzetti di scrivere un libretto.
Lui e il suo collega Guido Menasci scelsero come base la novella di Giovanni Verga "Cavalleria Rusticana". La cosa particolare fu che i due lavorarono all'opera con Mascagni per corrispopndenza.
L'opera fu completata appena in tempo per essere ammessa al concorso. Ovviamente, come abbiamo visto, l'opera di Mascagni fu selezionata per essere rappresentata a Roma.
Venne rappresentata la Cavalleria Rusticana nel dicembre 1917 al Teatro Reale di Madrid, anche lì con grande successo. Luigi Rossi Morelli rappresentò Alfio, il carrettiere.
Per avere un'idea del successo riscosso dall'opera di Mascagni, basti pensare che alla sua morte (avvenuta nel 1945), l'opera era già stata rappresentata più di quattordicimila volte solo in Italia


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Haendel - Sarabande



La Sarabanda di Handel è il celeberrimo quarto movimento della Suite in Re minore HWV 437 per solo clavicembalo, composta da Georg Friedric Handel tra il 1703 ed il 1706 e pubblicata per la prima volta nel 1733. Trattasi di una variazione sulla base armonica de La Follia, un antico tema musicale basato su una progressione di 16 accordi ripreso poi nel corso degli anni da moltissimi altri compositori e probabilmente risalente al sedicesimo secolo.
La versione di Handel (il cui appellativo “Sarabanda” ne indica la metrica ternaria) deve oggi parte della sua popolarità al film di Stanley Kubrick del 1975, Barry Lyndon, nel quale figura come colonna sonora in una a dir poco austera versione orchestrale. Anche Bryan De Palma, nel 2007 ne ha a dir poco abusato nel suo film-documentario Redacted, cogliendone perfettamente il lento incedere angosciante e riproponendolo svariate volte nel corso del lungometraggio.

(Da Wikipedia)

 

Mozart - Il Flauto Magico - Regina della notte



Il flauto magico, in tedesco: Die Zauberflöte, K 620, è un opera in due atti composta nel 1791 da Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Emanuel Schikaneder, che non era solo un librettista, ma anche un illustre personaggio teatrale.
L'opera è in forma di Singspiel, una forma popolare tedesca che includeva accanto al canto anche dialoghi parlati e, secondo alcuni, è stata progettata come opera massonica, con l'allusione ai riti massonici, tra cui il più evidente è il numero tre, il numero sacro per la massoneria.
L'Opera inizia con tre potenti accordi, ripetuti tre volte, in cui predomina il solenne colore di tre tromboni; dopo un grandioso fugato, ecco risuonare ancora i tre accordi. Il tema musicale ritorna tre volte, ed ancora tre le damigelle, tre i geni, e (nel cast originario) tre gli schiavi, tre i sacerdoti, tre i Templi (Natura, Ragione e Saggezza) e tre le prove che Tamino deve superare per purificarsi.
Ma "Il flauto magico" non era un'opera misteriosa, scritta per una ristretta cerchia di iniziati, ma era scritta per piacere ad un pubblico più vasto possibile, attingendo alle tradizioni del teatro popolare viennese che proponeva, specialmente nelle scene per Papageno, un tipo di amore semplice ed un po' buffonesco.
Infatti l'opera fu un grande successo che risollevò lo spirito di Mozart che, ammalato da qualche settimana, era piuttosto depresso.


 

Chopin - Spring Valtz (Valzer di primavera)



Il numero 2 op. 64 in do diesis minore è un celebre valzer di Chopin, composto da questi nel 1831 e dedicato a Madame Nathaniel de Rothschild. E’ suddiviso in tre parti, con ripetizione nella forma A B C B A B, delle quali la seconda (“più mosso”) rappresenta il tema principale.
E’ stato spesso utilizzato in ambito cinematografico come colonna sonora (suonato da Uma Thurman nel film del 1998 The Avengers – Agenti Speciali; nella scena del duello di pianoforte in Secret, 2007; nel documentario animato Valzer con Bashir, 2008, solo per citarne alcuni).